Non era lavoro, non era piacere, non era spregiudicatezza e non era ricerca del limite. Era, penso, in ordine sparso: un istinto, una constatazione che le cose si capiscono meglio da vicino, un’irrefrenabile curiosità, una certa irrequietezza, la convinzione che le gambe sono fatte per andare, gli occhi per vedere, le orecchie per ascoltare, le narici per annusare, le mani per toccare, la pancia per percepire meglio.
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L’importanza dei ritorni (e delle ripartenze)
Jabal al-Weibdeh, Amman Sono un grande salutatore di animali, l’ho scoperto qualche anno fa. Ogni volta che vedo un qualsiasi animale, soprattutto mammiferi più o meno domestici, non resisto alla tentazione di…
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Hasta pronto, Colombia!
Cosa non ho visto A Bogotà, tra la carrera 11 e la calle 85, c’è un edificio in costruzione, uno tra i tanti, e non so quale progetto nasconda – immagino un…
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La corda degli spiriti
L’argomento ricorrente C’è un argomento che ritorna spesso da quando sono in Colombia. Ne ho parlato con colleghi e colleghe a Bogotà, ne ho sentito parlare da visitanti più o meno turistici,…